Non voglio chiudere la finestra
Non voglio chiudere la finestra,
voglio vedere la luna
cangiante più delle stelle
se stanotte ci fossero.
Voglio addormentarmi
sui suoni della natura
qui amplificati
dalla sua bellezza verginea.
Voglio rigirarmi nel letto
al disturbo delle cicale
che conferma mi danno
che qui davvero sono.
Voglio aprire gli occhi
al primo bagliore del sole nascente
seguire col dito
le sue strisce rosate
che sorgono dal nulla
per alzarsi al cielo
alto e caldo
del mattino avviato.
Voglio ammirare i colori della vallata
ancora dormiente sotto tinte verdigne
sbiadite da strisce notturne in fuga,
pronte già a riprendersi quel verde
acceso dalla vita del giorno.
Voglio accecarmi lo sguardo
al sole alto della giornata a metà
e vedere scottarsi tutte le erbe di sotto.
Voglio passeggiare al volgere del crepuscolo
tra l’ora leggera del meriggio
che mi fa vedere papaveri e girasoli
nelle loro tinte autentiche:
giallo di sole accolto e trattenuto
rosso di vermiglia sazietà.
Voglio sedermi sui gradoni delle piazze
all’incipire della sera
per narrare con la penna
del giorno che se ne va
quello degli altri
quello mio,
spalle a pietre quattrocentesche
e occhi al mondo,
quello delle cantine
delle guide turistiche
dei ristoranti segnalati,
ed io ad immaginarne un altro.
Voglio passare tra vicoli
a sera deserti
per sfiorare case
e carezzarne la familiarità,
per guardare spicchi di cieli
da tegole aguzze,
per giocare a nascondino
con i passeri tra i cipressi
sussurrando vi amo
alle loro cortecce
di tronchi dritti.
E me ne andrò via
soltanto quando i miei tacchi
faranno eco più dei rintocchi del campanile
che annuncia l’avvio del riposo.
Io
i miei vicoli
le mie antichità povere
le mie valli dai verdi mai riprodotti
i miei cipressi,
sussurratori tutti
d’amore.
Per me che li amo.
Toscana 9 agosto 2017 ore 4,40
dal mio letto
aspettando l’alba di questo nuovo giorno
vecchio per me che già so come sarà