Quanti nomi ha la speranza?
Quanti appellativi diamo alla speranza?
Tanti.
Tutti.
Gentile, illusoria
ingannatrice, indispensabile
utile, sogno
placebo, amara
visione, fantasia
effimera, beffarda
tentatrice, amante
vera, finta
respiro, sollievo
infantile, immatura
fievole, roccia
fuggiasca, fedele.
Per me il suo vero nome è:
insostituibile compagna di vita.
Quanti colori ha la speranza ?
Tanti.
Tutti.
Rosa, azzurra
bianca, nera
arancio, giallastra
grigia, verde salvia
porporina, turchese
sanguigna, avorio
fucsia, bluette.
Per me il suo colore è:
quello di una nuvola
quando viene trapassata
da un raggio di sole
nel gelo dell’inverno.
Oggi, qui
mi ha seguita a distanza,
temeva la buttassi nello strapiombo.
Tra campanule superstiti
e panzè sempreterne
mi si è posta di fianco,
a tratti
pareva volermi condurre per mano.
Sottovoce le ho detto:
non temere
non ti butto.
Mi sono fermata
e mi è apparso il suo colore
la nuvola
l’unica in questo cielo carnevalesco
si è spostata
e il raggio di sole che l’ha trapassata
mi ha scaldato il viso
mi ha tirato le guance
e mi ha costretta a sorridere.
Di nuovo.
Come sempre.
Tra aiuole addormentate, 17 febbraio 2020 ore 14,10
Accompagnata dalle parole di Thoreau
lette un passo alla volta
su un percorso di foglie secche
fiancheggiato da un reticolato di alberi nudi.
Eppure perfetti.