Nel mezzo dell’estate​ di A. Porrino

Nel mezzo dell’estate​

Nel mezzo dell’estate d’asfissia
turbina il vento
su dalla campagna senese,
ondulata da questo fiato fresco
porge un inchino
al cielo ristoratore.
Solco con le mie ruote
le stradine curvate
che la tagliano
come spago srotolato,
io
me lo avvolgo alla vita
per giocarci quando nessuno mi vedrà.
Ascolto sinfonie e violini
qui d’uopo,
voglio salire e scendere
tra le valli
dorate dal grano falciato
su occhi melodici
e camminare seguendone il ritmo:
ora è affondo tra zolle rimosse,
ora è leggero tra le viti
gravide di figli vermigli,
ora è giullare
nelle corse tra cipressi guardiani,
i miei amati
i miei amanti.
Alle loro punte aguzze
consegno i miei pensieri,

è lì che li tratterranno
tra i segreti di mille viandanti
alla ricerca
come me
della pace che simboleggiano.
E balzo da un muretto all’altro,
poggio i miei piedi
di pietra in pietra
giocando con me
alla campana della mia infanzia.
Cingo con le braccia
i miei alberi eletti
fingendo un girotondo con loro,
al – tutti giù per terra –
mi lancio tra i papaveri
e rido,
come da piccola facevo
quando nel cerchio rimanevo
sdraiata in terra
immaginando un prato che non c’era
su cui mi stendevo
tra le rugiade fresche
del mattino nuovo
che soltanto io vedevo.

Pienza, 11 agosto 2017 ore 20,15
nella piazzetta piccola nascosta alle foto
nell’angolo del bar che da sempre mi vede scrivere
e mai mi domanda chi sono.
Ma se lo domanda

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