La stoffa fiorata
Un quadrato di stoffa
grande quanto una finestra
di schegge colorate dipinta
mi balza tra le mani
annoiate dal riordino.
La stendo in controluce
i suoi pezzi dipinti si sbiadiscono,
ombre di se stessi paiono.
Mi siedo sul dondolo,
posta sulle mie cosce
ne sfioro con l’indice le macchie colorate
una ad una le associo e ricordo.
Bianco come fiore d’acacia
rinascita d’amore platonico
placebo nell’astinenza forzata,
puntini multicolore come prati d’anemone
sfioriscono in un giorno soltanto
speranza nata e spenta
nella durata di un sole
Bluette di campanule
testa in giù a contornare strade
che non infiorano il sentiero di casa mia
ronzio d’api com’eco sgradito
Fucsia di fresia
vivacità di primavera
che annuncia il nuovo
ancora atteso.
Azzurro d’ortensia
l’ombrosa che schiva i raggi
come me nella distanza dal sole,
i pastelli del giacinto
armonia di vasi country chic
sparsi come semi di fioritura.
Giallo girasole
le mie corse toscane
tra campi di fiori rivolti ai raggi
come bimba festante
oltre l’aia del casolare,
e ancora
giallo come l’iris risolutore di thriller
da quel Poirot che accompagna tante mie serate
nell’inverno dell’anno,
azzurro lavanda
profumo di corredi paesani
di nonne che ho poco conosciuto,
ad ogni apertura d’armadio
quell’essenza si spargeva
più delle intere piantagioni
nella Provenza delle cartoline,
viola come i mazzetti di violette
vanità d’odore delicato
per donne andate a nozze nel secolo lontano,
viola come il pensiero
del fiore donato
nelle pagine dei romanzi ottocenteschi
il viola del non ti scordar di me
declamato petalo dopo petalo,
rosso come la primula che fugge
come la paternità che si estranea
come papaveri ai piedi del grano
armonia di cromature
nella tavolozza campestre,
e una tenuità finale
di colori multipli
come tulipani al riparo dal vento
di mulini fermi al passato
recisi per portare primavera
alla mia eterna quaresima.
Ripiego la stoffa
e la conservo,
un dì la riprenderò
ai suoi colori
non uno di meno
assocerò un sentimento nuovo.
Non uno di meno.
28 luglio 2017 ore 16,15
nonostante i 40° gradi e la noia del riassetto
riesco a trovare motivo di poetizzare
tra i colori vivaci di una stoffa dimenticata
che un giorno avevo deciso dovessero essere tutti su di me
un prato fiorito a cui dare braccia, testa e gambe.
La conservo insieme alla mia immancabile risata di autoironia