Al balcone di Luzi
Al balcone di Luzi
sporgenza amata
da lui e da me,
affaccio di valle
che uguale lascio
uguale ritrovo
e così m’accoglie
nella tradizione intonza
del rinnovo rifiutato.
Ed essa m’attrae
scontata come la morte
nel desiderio appagato
di rivederla nell’anno.
Pietre di secoli
passati nel silenzio
dei colombi neonati
tra guglie verde velluto
e campanili rinascimentali.
Ti sporgi ed eccola
l’altra certezza,
la valle si stende
nella stanca della calura
di quest’altro agosto d’afa,
essa
estranea al sudore d’eccesso
sulle zolle arate di fresco s’adagia
e si bea
della sua bellezza senza scadenza.
Onde dal colore di senape
scendiletto di verde
che s’insinua tra vigneti e granai,
e casolari
a far da guardia
all’eterna beltade.
Selfie
e messaggini dei turisti fast food
io ignoro
ma istinti omicidi mi istigano
per la loro indifferenza al bello
da mirare nel silenzio
del rispetto dovuto.
Scanso gli onnipresenti passeggini
e volto le spalle ai finti intenditori di Bacco
dal calice sempre alzato
unico souvenir di ricordo
e mi allontano,
all’altro belvedere vado
quello paesano rimasto
di rustico fascino,
semivuoto
anch’esso m’aspetta.
Lì
quella panchina in pietra
tra due cipressi gendarmi
m’accomoda
nell’ora del meriggio,
ed io
a mirar l’arancio
del primo tramonto toscano di quest’anno.
Sgranocchio parole
come piselli sgranati
tra l’ondeggiare di nuvole senz’acqua,
e la mia mente rinasce
dal letargo estivo di pena.
Donzella del mio cranio
rallegrati
e piroetta
per la gioia di creare
quei versi a me cari
partoriti
senza necessità di travaglio.
Pienza 8 agosto 2018 ore 18,30
Mentre temo un temporale che ancora non viene
e rispondo ad un turista straniero
Writer ? – Si – Oh very well … – e mi chiede di farsi un selfie con me
– Oh my God, it’s impossible – e mi copro la faccia
manco stesse minacciando di sfreggiarmi