Perché lo facciamo
Luglio 2019
Come da tradizione eravamo ad Assisi, io e mia figlia, è lì che festeggio il mio compleanno, e con lei, soltanto. Sedute su un muretto a goderci la vista notturna dell’intera vallata, e la bellezza delle basiliche semilluminate dal basso in un gioco di luci e opacità che le rendono affascinanti da sembrare surreali, da guardarle così, nella lentezza di quest’ora tarda. Parlare sarebbe stato una inopportuna interruzione, un fastidio simile al ronzio di una intera famiglia di zanzare.
Almeno per mezz’ora tutto doveva tacere, anche le nostre voci. E i nostri pensieri. Guardavamo dinanzi a noi, e di fianco a noi, la bellezza ci entrava nelle viscere e noi la lasciavamo lì dentro, a riempirci la pancia, prima del cuore. E inspiravamo profondo per inalarla persino, come si fa quando sei in montagna e tu respiri a polmoni larghi per farci entrare quanto più ossigeno puoi, e stai bene. Ecco, uguale. Non ricordo perché ma, le poche parole che poi mi sono uscite di bocca, erano di stanchezza. Si, pacata come sempre, senza rabbia né sgomenti di pessimismo, né tantomeno frasi di qualunquismo o di banale scontatezza, ho iniziato a manifestare il mio rifiuto ormai definitivo e irreversibile verso l’insopportabile e inaccettabile caduta di una gran parte del genere femminile, che appare e compare ovunque, quasi fosse l’unico che deve esistere, con l’ambizione o il vezzo di cancellare l’altro. Mi riferisco a quelle che vivono, ostentano e si palesano nelle loro parole vuote, stupide, violente, rabbiose … nei loro atteggiamenti di assalto come se ogni giorno dovessero sopravvivere soltanto grazie all’attacco verso l’altra, con ogni mezzo … volgari, arrabbiate, liftate da sembrare manichini sgangarellati, siliconate da apparire mostri da film dell’horror … che urlano in ogni sede, tv comprese, che ambiscono alla visibilità qualsiasi essa sia perché è cosi che si sentono vincenti in quanto non anonime, che vedono in ogni strada illecita il mezzo per arrivare e ridere poi di quelle che invece ancora usano soltanto l’impegno e la professionalità, anche se spesso non arrivano a nulla … che vogliono portare l’umanità ad una massa di individui senza regole né divieti perché ognuno può fare e dire all’altro quello che vuole, e guai a parlare di giusto e ingiusto, di corretto e scorretto, di cultura, di merito, di rispetto.
Di moderatezza, di discrezione, di gentilezza, di educazione. Di silenzio.
Continuavo a guardare le luci della valle e iniziai a menzionare le grandi donne del passato che ci hanno consegnato i diritti, quelli negati per secoli.
Dalle suffragette, una sfilza di nomi che hanno cambiato le nostre sorti.
“Vorrei creare qualcosa che unisca donne di valore che, oltre a possedere talento, siano anche donne che traboccano di dignità, vivendo nel silenzio della riservatezza”. Così dissi. E usai la voce, dopo il pensiero.
“Mi piace… si… si può fare… un’associazione di donne così, già note e non”.
Così mi rispose mia figlia. E poi “… a chiameremo Le Silenziose”.
“È andata, deciso, quando torniamo a casa ci daremo da fare”. Così risposi io.
E non ci fu bisogno di aggiungere altro. Dopo soli cinque mesi nacque Le Silenziose. Si, maiuscola, questo tipo di silenzio è alto perché non è il silenzio della sottomissione, della paura, della incapacità, della codardia, ma è il silenzio del valore e della dignità, della grandezza senza cornici.
Per amore de Le Silenziose sono uscita dal mio nascondimento nel quale per decenni ho prodotto la mia scrittura, e mi sono aperta ad accogliere i talenti femminili che hanno vissuto e vogliono ancora vivere come me. Arte, genio, scrittura, impegno sociale, progettualità e cultura in tutte le sue sfaccettature, con alle spalle donne che vivono il loro talento nella semplicità di un quotidiano senza visibilità, o quanto meno senza la sfrontatezza della presunzione di sentirsi superiori ad altre, donne che puoi incontrare al supermercato, alla posta, ai giardinetti e non sai chi sono né cosa fanno, e di questo loro ne sono contente.
Annamaria Porrino
Presidente di Le Silenziose