Camille Claudel, scultrice, tra ottocento e novecento
C’è sempre qualcosa di assente che mi tormenta
In quanto donna non poteva studiare alle Belle Arti, quindi lo fa presso lo studio dello scultore Rodin.
Diventano una coppia nella vita ma, dopo anni di unione e lavori eseguiti insieme, lui la lascia. Da lì in poi lei scolpisce soltanto opere che manifestano dolore, e questo da molto fastidio alla sua famiglia di origine, suo fratello era divenuto un diplomatico, vedono in questa sua nuova arte i segni di una follia, così dicono ai medici. La fanno internare. Trent’anni di lettere a parenti e amici per chiedere aiuto, trent’anni a tentare di far capire ai medici che non era pazza. Muore così e lì, in manicomio, e nessuno della famiglia si presenta per la sepoltura, venne quindi buttata in una fossa comune.
È dovuto passare un secolo per vedere alcune sue opere esposte vicino a quelle di Rodin, già presente da molto prima, e in un piccolo quanto sconosciuto museo tutto per lei. Molti anni dopo un’artista, riferendosi a lei, disse che le scultrici hanno dovuto faticare quattro secoli per essere riconosciute, anche se per la maggior parte di loro viene ancora riservato lo spazio più piccolo e poco visibile ci sia.