Rosa Parks, attivista per i diritti delle minoranze, dal 900 al 2000
L’unica cosa di cui ero stanca, era di subire
Rosa non avrebbe mai pensato di diventare famosa, ma lo divenne facendo quello che per lei era giunto il momento di fare, e non per la fama che ne poteva derivare.
Aveva 42 anni quando, come ogni sera dopo il lavoro domestico che svolgeva nelle case delle donne ricche della sua città, salì sull’autobus che la riportava a casa, nella lontana periferia. Dopo un paio di fermate salì un uomo bianco e, seguendo le leggi di allora, il conducente dell’autobus disse a Rosa di alzarsi per far sedere l’uomo bianco. Si perché la regola era: i neri indietro, i bianchi avanti, i posti centrali misti ma, in caso di affollamento, la precedenza andava al bianco. A quell’ora l’autobus era sempre affollato e Rosa, seppur stanca, si alzava e restava in piedi fino alla sua fermata. Quella sera Rosa disse no, perché era davvero troppo stanca, non più stanca delle altre sere, ma stanca di alzarsi per far posto a un altro salito dopo di lei.
L’autista fermò il bus, chiamò la polizia e Rosa fu arrestata per condotta impropria. In poche ore la notizia si diffuse in tutta la città, un attivista pagò la cauzione e da lì iniziò una protesta di boicottaggio non violento ma a oltranza: nessun nero doveva più salire su un autobus e i tassisti neri offrivano gratis le loro macchine a chi doveva andare a lavoro. Le aziende degli autobus iniziarono a perdere soldi, troppi. Si arrivò così alla sentenza che dichiarava incostituzionale la segregazione nera sui mezzi pubblici.
Rosa tornò alla sua vita di sempre, ma ogni giorno provava tanto piacere a salire sull’autobus, sedersi e rimanere così senza che più nessuno le ordinasse di alzarsi. E questo era forse l’unico piacere della sua giornata, faticosa e poco remunerata. Gli attivisti continuarono le loro battaglie e facevano parlare di se, le fondazioni trovavano donatori, gli scioperi e le manifestazioni si moltiplicavano mentre Rosa viveva la sua vita di sempre, lavorando come domestica e prendendo sempre lo stesso autobus, alla stessa ora.
L’unica cosa nuova della sua vita era quella di poterci stare seduta.
Eppure divenne famosa, per tutti lei era il simbolo della inevitabile ma pacifica ribellione alle ingiustizie razziali. Gli integralisti bianchi quindi la odiavano e riuscirono a vendicarsi: minacce di morte e perdita graduale di ogni lavoro Rosa tentava di ottenere. Cambiò città varie volte ma la storia si ripeteva, era una catena di male che la strozzava.
Non mollò e riuscì a trovare un lavoro, come semplice sarta.
Creò una fondazione che portava il suo nome e un anno prima dell’arrivo del 2000 ricevette la medaglia d’oro dal Congresso Statunitense.
Alla sua morte il famoso bus fu restaurato ed esposto in un museo, e la linea metro che passa per il percorso che faceva quell’autobus è stata titolata Rosa Park’s Station.