Rachel Cox, Francia Marquez, Khanh Nguy Thi, LeeAnne Walters, Claire Nouvian attiviste ambientaliste simbolo delle battaglie che le donne degli ultimi decenni hanno condotto per bloccare la distruzione del nostro pianeta.
Non ci fermerete
Le donne attiviste che si battono per ostacolare le grandi multinazionali o determinati regimi politici, sempre pronti ad avvelenare il nostro pianeta per interessi economici, rischiano l’arresto e la vita. E loro lo sanno. Ma non solo. Subiscono costantemente, copione ripetuto mai fuori moda: molestie sessuali, minacce per loro stesse e i loro familiari, intimidazioni, stalking. Metterle a tacere significa far calare il silenzio dell’omertà su quella vicenda scandalosa e pericolosa che non si vuole e non si deve conoscere. Ciò nonostante ancora adesso subiscono anche discriminazione sessuale, è difficile che un’attivista donna ottenga lo stesso sostegno dell’attivista uomo, e la stessa attenzione mediatica, perché sono e vogliono restare donne, mogli, madri, lavoratrici, e per questo fanno più paura. È proprio lì quindi che vengono colpite, attraverso minacce ai loro figli, incendi alle loro case, calunnie sparse nelle comunità in cui vivono, mobbing sui posti di lavoro, tutto pur di sfinirle e farle fermare. Ma sanno che sono capaci di resistere, quindi anche togliere loro l’attenzione mediatica sulle loro battaglie può essere l’arma più vincente, anzi usare i media per farle apparire cattive madri è ancora più efficace, come dire – anzicché badare ai loro figli se ne vanno in giro a protestare, che donne sono mai queste? – Un’accusa del genere è la più pesante da sopportare e, se i figli si lasciano convincere, si crea in queste donne la terribile condizione di scelta: continuo o mi arrendo?
Come è accaduto a Cherri Faytlin ad esempio. Si batteva per impedire la costruzione di un oleodotto in Louisiana che avrebbe pesantemente inquinato il loro territorio, le calunnie sparse contro di lei la fecero apparire come una donna pericolosa, tale che un giorno si vide arrivare a casa gli assistenti sociali per toglierle i figli.
“Questo è un riconoscimento della lotta collettiva di tutte le donne che nel mondo si prendono cura dell’ambiente, e per tutte quelle donne uccise per aver difeso la nostra causa comune”.
Questo hanno detto quelle quattro donne nelle foto quando hanno ricevuto il prestigioso Goldman Environmental Price. Loro quattro e poche altre ce l’hanno fatta, molte invece no, o perché sono state costrette ad arrendersi, o perché sono state uccise, o perché i dolori patiti hanno fatto perdere loro ogni forza.
E ogni speranza.