Cristina di Belgioioso, la prima giornalista inviata, 900 e oltre
Desidero che le donne a venire ricordino le umiliazioni delle donne che le precedettero e ricordassero con gratitudine i nomi di quelle che aprirono ad una vita mai prima goduta, forse appena sognata.
Molto probabilmente è stata proprio lei, una principessa, ad essere la prima giornalista inviata. Fondò una rivista che si occupava di attualità e politica, fino a lei le riviste dirette dalle donne si occupavano soltanto di moda e lavori manuali femminili. Con lei invece nacque il giornalismo di informazione. Seguace delle idee unitarie di Mazzini, attraverso la sua rivista creò un plebiscito che doveva decidere per il si o il no. Vinse il si ma, ai festeggiamenti per l’unità raggiunta, lei non fu neanche invitata. Eppure era famosa, apprezzata, coraggiosa, intraprendente. Era persino una principessa. Forse era troppo ? Si, e il troppo infastidisce, ingelosisce, scatena sabotaggi e vendette.
Che tristezza considerare che è ancora così.
A Cristina fece seguito Elisabetta Caminer che traduceva articoli francesi per pubblicarli sulla rivista di suo padre scrivendone poi le sue considerazioni, fu quindi la prima opinionista della storia. Le battute per ridicolizzarla si sprecavano, i più grandi giornalisti la definivano – quella giovinetta … presto si ridurrà ad un ornamento della nostra società –
Persino Montesqueu, riferendosi a lei, scrisse – questo fastidioso vizio delle femmine di mescolarsi tra noi dappertutto –
Lei li ignorò e andò avanti. Non la fermò nessuna battuta sarcastica, nessun ostacolo che incontrava anche uscendo da casa, nessuna precarietà economica dovuta alle scarse vendite del suo giornale, nessuna rinuncia che comunque dovette vivere per poter fare il mestiere che desiderava.
Ci riuscì soltanto il cancro.
A Cristina fece seguito poi Mary Wollstonecraft che creò un giornale con sole donne che firmavano con il loro nome di battesimo per non essere costrette ad usare il cognome del marito. Durò soltanto due anni, fu chiuso su autorizzazione del governo. Altri giornali femminili finirono per mancanza di fondi. Ma la ruota non smise di girare.
All’inizio del 900 una certa Rina Faccio va a dirigere “ L’Italia femminile “
Da li a tre anni dopo diviene Sibilla Aleramo, questo fu il nome che scelse per proseguire la sua carriera, di pari passo alla grande Kulishoff.
Dalla penna intellettuale ed eroica di queste donne, le varie Fallaci e Camille Cederne che sono nate dopo, hanno trovato la strada spianata da queste battagliere, mai domite, che hanno consegnato il giornalismo alle donne.
Quelle di dopo si sono impegnate a non perderlo, e a non farlo perdere più, riuscendo a conquistarsi le prime pagine dei giornali e a far si che dinanzi alla loro firma ci si inchinasse, per valore, dignità, professionalità.