Cristina Campo, scrittrice, fino a 1977
Ha scritto poco e le sarebbe piaciuto aver scritto meno.
Diceva così di se stessa usando la terza persona singolare
In realtà si chiamava Vittoria Guerini. Scriveva lontano da tutti usando altri nomi, quasi sempre quello di Cristina Campo, cosicché nessuno sapesse chi fosse, eccetto la ristretta cerchia di intellettuali con i quali lei non faceva salotto ma autentici confronti culturali, al fine di una sua crescita personale e non per mondanità, e nessuno quindi l’avrebbe avvicinata riconoscendola per strada.
Ha scritto saggi letterari e successivamente anche religiosi, l’affascinava l’origine del cristianesimo dagli antichi riti bizantini in poi. Ha curato prefazioni e postfazioni per autori nei quali lei credeva e contribuiva a far conoscere. Ma era anche una brava traduttrice, è a lei che dobbiamo le migliori traduzioni di grandi come Virginia Woolf e Simone Veil, verso le cui opere si impegnò tantissimo affinché fossero conosciute anche in Italia. Ma non solo, tradusse Rilke, Dickinson, Williams.
Col tempo la sua riservatezza divenne ossessione verso la gente e i luoghi affollati, quindi si ritirò sempre più nell’intimità della sua scrittura elargita fuori attraverso i suoi editori senza neanche muoversi da casa.
Questo suo atteggiamento era dovuto all’abitudine. Nata con una seria malformazione cardiaca, per la sua fragilità di salute fu cresciuta lontano dai bambini, poi dalle scuole, poi dai suoi coetanei giovani e così via. Copriva il lungo tempo delle sue giornate leggendo e studiando, ritenendo tutto quello che apprendeva come perfezione che per lei era estetica, etica e teologica.
Sui suoi studi religiosi si sono basati quelli successivi di altri studiosi, fu una fervente sostenitrice delle liturgie in latino e si batté per farle rimanere tali, un’amante delle lingue originali come lei non poteva accettare che si corresse il rischio che venissero dimenticate. Tuttora tante pubblicazioni dei grandi della letteratura in Italia vengono ancora stampate sulle traduzioni fatte dalla Guerini, la scrittrice che non volle mai far sapere nulla di lei, a iniziare dalla sua esistenza nel mondo.
Mori a causa della sua malattia che nei suoi ultimi tempi le impedì anche di scrivere. L’artiglio sinistro, come lei definiva il suo cuore malato, vinse ancora.
Eppure tanta bravura e cultura è stata quasi completamente dimenticata.
Lei era stata troppo distante dalla gente, indifferente agli editori e al consenso, quindi alle vendite, intransigente, troppo nascosta per valere la pena di parlarne ancora, invisibile come proprio non piace alla società.
Ma soprattutto era stata soltanto dalla parte della vera cultura e della vera scrittura, e ancor peggio dalla parte dei più miseri e dimenticati, quelli che la società definiva e ancora definisce – perdenti –
Come ha scritto un critico: rimase sempre nell’ombra, ma era sempre lì.
C’era eppure non c’era. Ma c’è stata.